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Memoria

I ricordi di Giuliana, tra territorio, tradizioni e costumi

Largo Codacchio

Miglianico

Miglianico è arroccato su di una collina tra Pescara e Ortona; dal quartiere più alto detto “Largo Codacchio”, si vedono il mare Adriatico a levante e la Maiella a ponente. Al Codacchio sorge la Chiesa Di San Michele Arcangelo: Santuario di S. Pantaleone;
prima di giungervi, a mezza costa sulla Via della Chiesa, s’incontra il Castello Masci e, attaccata agli altri palazzi del Piano di San Pantalone, in quella che si chiamava Via Nord, è ubicata l'antica dimora paterna che risale alla fine del seicento.

Miglianico

Tomolario

Ricordo con molta vergogna la cerimonia del Tomolario.
I contadini, ai quali erano state cedute le terre in enfiteusi dalla nonna Ernestina, dopo la mietitura, salivano al Codacchio per conferire la loro quota di grano a mio padre che li attendeva seduto nello slargo tra la nostra casa in Via Nord e il Fondaco. Sul pavimento di questo slargo era disteso il “pannone”; era questo un tappeto di tela di sacco sul quale si montava il “crivello”, un attrezzo di quasi un metro di diametro, attraverso il quale era vagliato il grano prima di essere versato nei recipienti che fungevano da misura ed erano detti, in ordine crescente: la misura, la coppa, il mezzetto e il tomolo.
Da quest'ultima unità di misura, che era la più consistente, deriva il termine Tomolario.
Mio padre, don Jiustìn, indossava una palandrana di vile stoffa giallastra per proteggersi dai nugoli di polvere che si levavano dal grano durante la vagliatura e che penetravano dappertutto, ed io mi vergognavo tanto nel vederlo così acconciato. Faceva un caldo terribile ed eravamo infastiditi continuamente dalle mosche.

Festa di paese

San Pantaleone

Dopo la riscossione del tomolario, la vita ritornava tranquilla alle usate abitudini, nell'attesa della grande festa di San Pantaleone, il Santo Patrono di Miglianico, che durava, come tuttora, dal 26 al 28 luglio.
La statua di San Pantaleone, dagli enigmatici tratti bizantini, si conserva in una teca di legno dorato riccamente intagliata nella chiesa di S.Michele Arcangelo, che è il Santuario a lui dedicato sulla collina di Miglianico. Essa, dopo la grande festa di fine luglio, viene esposta alla venerazione dei fedeli sino a fine ottobre quando l'ultima domenica del mese si celebra la festa detta della “Minuta”, durante la quale viene trasportata nella chiesetta delle Piane, per commemorare il suo trasloco dalla Fornace Di Caramanico, dove era stata nascosta dai monaci Basiliani per sottrarla alle incursioni dei Turchi, nel santuario a lui dedicato. La processione, descritta mirabilmente come un rito ancestrale, quasi idolatrico, da Gabriele d'Annunzio nella Novella “S. Pantaleone” nella raccolta “Le Novelle della Pescara”, pubblicate nel 1902, suscitò l'interesse del pittore F.P. Michetti che la ritrasse nel 1883, nella grande tela intitolata “Il voto”, attualmente conservata nel Museo d'Arte Moderna di Roma.

Antica

Vendemmia

La vendemmia era l'avvenimento più importante dell'anno agricolo.
Tutto il territorio che non era coltivato a ortaggi nella zona pianeggiante del paese era ricoperto dalle capanne: il sesto d'impianto a tendone che caratterizzava tutto il paesaggio abruzzese prima che si diffondesse l'uso del filare.
Colline e colline erano tappezzate di pergolati sotto i quali maturavano turgidi i grappoli d'uva Montepulciano d'Abruzzo: intramezzati da quelli della squisita uva pergolone, che fu sacrificata in seguito a favore del Trebbiano, quando si cessò di esportarla in Germania bellamente confezionata in magnifiche cassette di legno: i “plateau” nei quali, le donne impiegate alla bisogna, adagiavano i lunghi grappoli dorati separati tra loro da strisce di carta velina con le frange colorate. La raccolta dell'uva coinvolgeva tutte le famiglie.
Uomini e donne si recavano prima dell'alba sotto le capanne e lavoravano sino al tramonto per raccogliere l'uva che si sarebbe trasformata in vino in quasi tutte le case dei contadini. Ognuno infatti vinificava in proprio le proprie uve e si faceva il suo vino: se il rosso di solito riusciva bevibile, quasi sempre il bianco aveva la spiacevole caratteristica di inacidire presto, rifornendo comunque le cucine di ottimo aceto.